Le incomprensibili decisioni arbitrali che hanno probabilmente privato l’Ambrì di due meritate vittorie nelle ultime partite contro il Rapperswil non lasciano indifferente nessuno, men che meno il presidente che è il primo a sapere che la società sta rischiando in queste settimane non solo un risultato sportivo più o meno deludente, ma la sua stessa esistenza, i suoi 75 anni di storia spesso miracolosa, la sua cinquantina di posti di lavoro in una regione di montagna dove le alternative sono ben poche. Cosa che sembra del tutto indifferente ai signori arbitri, per i quali una partita di play out è solo una partita come un’altra, una delle centinaia di partite che gli tocca arbitrare, nelle quali evidentemente “gli errori sono cose che capitano”.
Ebbene no: la prima cosa che i signori arbitri – e tutta la Lega, capo arbitri e giudice unico compresi – dovrebbero capire, è che una serie di play out è PIÙ IMPORTANTE DELLE FINALI DI PLAY OFF! I play off sono destinati a consegnare ad una squadra un trofeo che andrà ad abbellire la sede sociale e farà sicuramente piacere ai suoi tifosi, ma non hanno nessuna importanza VITALE. Al contrario, i play out possono rappresentare una catastrofe societaria, economica, umana che va ben al di là del risultato sportivo. Per questo siamo in diritto di attenderci – ad Ambrì come a Rapperswil – un arbitraggio ineccepibile, determinato ad evitare ad ogni costo l’errore che potrebbe avere conseguenze fatali per una o per l’altra squadra. Ma anche a garantire l’incolumità fisica di giocatori che hanno il diritto di non rischiare la carriera e la salute ad ogni partita.
La formula dei play out è di per sé sbagliata, lo abbiamo detto tante volte invano. La maggioranza della Lega ritiene purtroppo di mantenerla. Ma se così dev’essere – e le maggioranze si devono rispettare anche nello sport – che almeno la Lega ed i suoi arbitri assicurino alle società coinvolte condizioni ottimali di correttezza e sportività. Poi vinca il migliore, beninteso: l’Ambrì non pretende di vincere se non lo merita. Ma non accetta nemmeno di perdere delle partite decisive per la sua sopravvivenza a causa di suoi gol validi non concessi, di gol avversari concessi benché nulli, o ancora di errori arbitrali imperdonabili su falli, ferimenti, colpi di bastone e persino banali liberazioni vietate (ne abbiamo una collezione filmata impressionante). Ed è questa l’impressione chiara che emerge dalle cinque principali decisioni arbitrali delle ultime due parti, guarda caso tutte e cinque a sfavore dell’Ambrì e tutte determinati al fine del risultato.
Ciò detto, cosa possiamo fare? Il popolo biancoblù si attende sempre che “la società alzi la voce e picchi i pugni sul tavolo”, come ho avuto modo di accorgermi ancora ieri sera cercando invano di calmare alcuni nostri scalmanati. Da un lato mi dispiaceva dovermi schierare contro di loro mentre ero io stesso indignato di quanto appena visto. D’altro lato fra i (numerosi) compiti ingrati di un presidente c’è anche quello di richiamare il pubblico al buon senso, ricordando che la violenza e l’aggressività non si possono mai giustificare, e che danneggiano l’Ambrì più ancora di quanto già successo. Che si tratti di multe, partite da giocare a porte chiuse o anche solo di ulteriore ostilità degli arbitri nel loro insieme contro una società che non li tutela a dovere.
Chiaramente faremo sentire il nostro sconcerto in Lega e presso i responsabili arbitrali. Anzi, abbiamo già cominciato da molto tempo e stiamo continuando in queste ore, prove alla mano. Ma bisogna che i nostri fan sappiano che le armi a nostra disposizione sono ben poche. Le decisioni di fatto prese dagli arbitri non possono venir revocate a tavolino, e le proteste (con tanto di filmati) che possiamo inoltrare servono solo ad aumentare l’insofferenza arbitrale e quella degli altri club nei confronti dell’HCAP. Purtroppo dobbiamo ammetterlo: il coltello dalla parte del manico l’hanno loro e non noi. Per questo è assolutamente inutile, oltre che ingiusto, che l’ira dei nostri tifosi si riversi addirittura sui dirigenti HCAP, quasi fossero ignavi o peggio ancora complici di presunte macchinazioni anti-HCAP!
La risposta giusta l’ha già data il nostro capitano: continuiamo sulla nostra strada, manteniamo la testa fredda malgrado le provocazioni, e riprendiamoci quanto ci spetta migliorando innanzitutto il nostro gioco. Protestiamo pure con vigore e segnaliamo alle autorità competenti tutto quello che va segnalato, ma prepariamo insieme alla nostra squadra l’unica risposta che conta, quella che va data sul ghiaccio, vincendo e spazzando con forza le nubi che qualcuno vorrebbe addensare sulle nostre teste.
Filippo Lombardi, presidente HCAP
Fonte HCAP
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