Eccolo dunque, finalmente ufficializzato, l’ennesimo “ritorno al
futuro” confezionato da quest’hockey ticinese che sui due fronti ci ha
ormai abituati a tutto ed al contrario di tutto. Stavolta non è, però,
un ritorno a sorpresa, come lo erano stati quelli ripetuti all’infinito
di Slettvoll, o quello inatteso di Cada, o quello plurimo e bilaterale
di Huras. No: Kenta Johansson da anni rientrava negli ipotetici
scenari bianconeri, e se ora torna davvero non è però per meriti
acquisiti in epoca ormai preistorica, bensì per quelli freschissimi
raggiunti a suon di risultati in un campionato di primissima fascia. In
Svezia Kenta Johansson è cresciuto passo dopo passo: già aveva fatto
molto bene con l’outsider Timra, ed ora sta facendo benissimo con
l’HV71 di Jönköping, campione in carica ed attuale coleader (appaiato
al quasi omonimo Linköping). Che poi possa fare altrettanto bene a
Lugano e in Svizzera è evidentemente un discorso prematuro ed
ipotetico: a Lugano e in Svizzera, in ogni caso, Kenta Johansson torna
con le credenziali assolutamente “a posto”.
Allora, Kenta, 19 anni fa avevi dovuto lasciare
Lugano perché così volle John Slettvoll, ed ora tornerai per sostituire
proprio lui...
"Sono cose che succedono...e comunque il fatto di diventare il suo
successore per me non conta assolutamente nulla: sono felice e
motivato, ma guardo solo avanti, a questa nuova sfida che mi aspetta.
Venire a lavorare in Svizzera ed in particolare a Lugano è esattamente
quell’opportunità che andavo cercando come allenatore. Confesso che già
negli scorsi anni l’HCL mi aveva contattato, ma non era il momento
giusto: ora invece sono convinto che sia arrivato!"
Lasciare l’HV71 portato al titolo ed attualmente in testa alla classifica, non dev’esser stata una scelta facile.
"Per niente, anche perché qui mi trovo molto bene e il
club, a tutti i livelli, è sicuramente uno dei migliori tre della
Svezia. Hanno fatto di tutto per convincermi a restare, proponendomi
pure un nuovo contratto di 2 o 3 stagioni, ma io sento il bisogno di
cambiare, e di provare appunto qualcosa di nuovo all’estero. Ho avuto
offerte anche da altri club, svizzeri compresi, ma Lugano e l’HCL li ho
sempre tenuti nel cuore anche dopo la mia partenza, perché lì ho
vissuto sei anni indimenticabili".
Cosa sai di quanto successo nelle ultime stagioni a Lugano?
"Per la verità non molto. Sono tornato più volte alla Resega da
giocatore e poi da allenatore per il torneo di agosto, e soprattutto in
quelle occasioni ne avevo discusso con i vecchi amici. Ultimamente ho
parlato con Jörg, Sandro e Ruben, e mi sa che ora li sentirò piuttosto
spesso... Voglio e devo concentrarmi sul finale di stagione con l’HV71,
ma è chiaro che nel contempo devo anche contribuire a pianificare la
prossima dell’HCL...
Come giocatore Kenta Johansson non era certo un gran
parlatore: è cambiato col diventare allenatore, e che tipo di
allenatore è diventato?
"Sono uno che continua a preferire i fatti alle
parole, nel senso che se parli o urli a vanvera tutti i giorni, finisce
che i giocatori non ti ascoltano più... Per essere un leader è molto
più importante quello che dici, e quando lo dici. Il “mio” hockey? Mi
piace il gioco aggressivo e offensivo, fermo restando che lo può
essere solo partendo da una solida base difensiva, ovvero
dall’equilibrio tattico. Per questo mi piace il lavoro duro, ma al
tempo stesso divertente. Dai giocatori mi aspetto che diano tutto per
la squadra e per il club, che come me preferiscano insomma i fatti alle
promesse.
Quando verrai a conoscere per la prima volta il “tuo” Lugano?
"Spero di poter fare una scappata di un paio di giorni durante la
pausa di febbraio... Poi ovviamente a stagione finita. La famiglia? Ho
divorziato sette anni fa, ma a maggio mi risposo: la mia compagna ha
una figlia di 13 anni ed entrambe sono felici quanto me di trasferirsi
a Lugano!"
(PI.GI.)
Giornale del Popolo
futuro” confezionato da quest’hockey ticinese che sui due fronti ci ha
ormai abituati a tutto ed al contrario di tutto. Stavolta non è, però,
un ritorno a sorpresa, come lo erano stati quelli ripetuti all’infinito
di Slettvoll, o quello inatteso di Cada, o quello plurimo e bilaterale
di Huras. No: Kenta Johansson da anni rientrava negli ipotetici
scenari bianconeri, e se ora torna davvero non è però per meriti
acquisiti in epoca ormai preistorica, bensì per quelli freschissimi
raggiunti a suon di risultati in un campionato di primissima fascia. In
Svezia Kenta Johansson è cresciuto passo dopo passo: già aveva fatto
molto bene con l’outsider Timra, ed ora sta facendo benissimo con
l’HV71 di Jönköping, campione in carica ed attuale coleader (appaiato
al quasi omonimo Linköping). Che poi possa fare altrettanto bene a
Lugano e in Svizzera è evidentemente un discorso prematuro ed
ipotetico: a Lugano e in Svizzera, in ogni caso, Kenta Johansson torna
con le credenziali assolutamente “a posto”.
Allora, Kenta, 19 anni fa avevi dovuto lasciare
Lugano perché così volle John Slettvoll, ed ora tornerai per sostituire
proprio lui...
"Sono cose che succedono...e comunque il fatto di diventare il suo
successore per me non conta assolutamente nulla: sono felice e
motivato, ma guardo solo avanti, a questa nuova sfida che mi aspetta.
Venire a lavorare in Svizzera ed in particolare a Lugano è esattamente
quell’opportunità che andavo cercando come allenatore. Confesso che già
negli scorsi anni l’HCL mi aveva contattato, ma non era il momento
giusto: ora invece sono convinto che sia arrivato!"
Lasciare l’HV71 portato al titolo ed attualmente in testa alla classifica, non dev’esser stata una scelta facile.
"Per niente, anche perché qui mi trovo molto bene e il
club, a tutti i livelli, è sicuramente uno dei migliori tre della
Svezia. Hanno fatto di tutto per convincermi a restare, proponendomi
pure un nuovo contratto di 2 o 3 stagioni, ma io sento il bisogno di
cambiare, e di provare appunto qualcosa di nuovo all’estero. Ho avuto
offerte anche da altri club, svizzeri compresi, ma Lugano e l’HCL li ho
sempre tenuti nel cuore anche dopo la mia partenza, perché lì ho
vissuto sei anni indimenticabili".
Cosa sai di quanto successo nelle ultime stagioni a Lugano?
"Per la verità non molto. Sono tornato più volte alla Resega da
giocatore e poi da allenatore per il torneo di agosto, e soprattutto in
quelle occasioni ne avevo discusso con i vecchi amici. Ultimamente ho
parlato con Jörg, Sandro e Ruben, e mi sa che ora li sentirò piuttosto
spesso... Voglio e devo concentrarmi sul finale di stagione con l’HV71,
ma è chiaro che nel contempo devo anche contribuire a pianificare la
prossima dell’HCL...
Come giocatore Kenta Johansson non era certo un gran
parlatore: è cambiato col diventare allenatore, e che tipo di
allenatore è diventato?
"Sono uno che continua a preferire i fatti alle
parole, nel senso che se parli o urli a vanvera tutti i giorni, finisce
che i giocatori non ti ascoltano più... Per essere un leader è molto
più importante quello che dici, e quando lo dici. Il “mio” hockey? Mi
piace il gioco aggressivo e offensivo, fermo restando che lo può
essere solo partendo da una solida base difensiva, ovvero
dall’equilibrio tattico. Per questo mi piace il lavoro duro, ma al
tempo stesso divertente. Dai giocatori mi aspetto che diano tutto per
la squadra e per il club, che come me preferiscano insomma i fatti alle
promesse.
Quando verrai a conoscere per la prima volta il “tuo” Lugano?
"Spero di poter fare una scappata di un paio di giorni durante la
pausa di febbraio... Poi ovviamente a stagione finita. La famiglia? Ho
divorziato sette anni fa, ma a maggio mi risposo: la mia compagna ha
una figlia di 13 anni ed entrambe sono felici quanto me di trasferirsi
a Lugano!"
(PI.GI.)
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