Acciaccato e demoralizzato, l’attaccante americano
fatica a ritrovare se stesso. Dopo un’ottima prima stagione, il centro
dell’HCAP sta pagando anche le conseguenze di un doppio infortunio:
«Tutte le cose negative successe in questi mesi mi hanno infastidito».
«Leader, trascinatore e cecchino di razza pura, in progressivo
crescendo. 35 reti, 46 assist, tanto lavoro e tanto spettacolo, di più
non gli si poteva chiedere. Di meno, forse qualche penalità
disciplinare... Voto: 6-». Riesumare la “pagella” di Erik Westrum
apparsa lo scorso mese di marzo dal GdP al termine di quella che a
livello personale era stata la prima ottima stagione in maglia
biancoblù dell’attaccante americano, di questi tempi lascia increduli.
E increduli lascia anche il ricordo ancor più fresco del clamoroso
poker di gol firmato il 4 ottobre a Lugano («La legge del
Far-Westrum»: ricordate?). Si fatica insomma a credere che il
trascinatore dell’autunno / inverno 2007/08 e di quell’incredibile
derby della Resega, siano lo stesso giocatore che nella corrente
stagione è “durato” solo il primo mese, e che oggi – a quattro
settimane dai playout – rimane alla ricerca di se stesso e delle
proprie prestazioni. Proprio la sera di quel suo trionfale derby, Erik
Westrum toccò l’apice. Di lì a sei giorni ci pensò poi il canadese del
Ginevra Aubin a mettergli KO un ginocchio. E di lì in poi (10 ottobre)
il centro statunitense non è più stato se stesso: frenato sul piano
fisico, improduttivo, troppo spesso indisponente su quello
dell’atteggiamento. A raccontare tutto ciò sono del resto le cifre
della sua tabella di marcia: 5 settembre - 10 ottobre: 13 gol nelle
prime 11 partite di campionato; 10 ottobre: infortunio al ginocchio, 11
partite di assenza; 15 novembre - 2 dicembre: 3 gol in 7 partite; 2
dicembre: infortunio alla coscia, 4 partite di assenza; 23 dicembre -
24 gennaio: 3 gol in 9 partite, ma solo 1 nelle ultime 6; 1 partita di
assenza per squalifica.
I miei problemi sono
iniziati il 10 ottobre con l’infortunio al ginocchio destro (parziale
lesione del legamento collaterale interno, ndr). Sono rimasto fermo
un mese, e quando finalmente sono rientrato, quasi subito mi sono
procurato uno strappo muscolare alla coscia. Avrei dovuto fermarmi
subito, e invece ho tenuto duro perché c’era il derby alla Valascia e
ci tenevo ad esserci. Giocare quella partita è stato probabilmente un
errore da parte mia, e difatti tre giorni dopo a Berna ho dovuto
fermarmi, e sono rimasto fuori per altre tre settimane. Ecco, se in
questo periodo non riesco ad esprimermi al meglio è perché, a causa
appunto di quei due infortuni, ho anche forti dolori alla schiena.
Giocare in queste condizioni è davvero difficile.
Al di là comunque dei guai fisici, sembra di vedere
in pista un altro Westrum rispetto ad un anno fa. Un Westrum “assente”,
lontano dalla squadra...
La scorsa stagione, dopo la disastrosa fase
autunnale, era stata davvero molto eccitante e divertente, con quella
serie di vittorie che in dicembre ci avevano permesso di riaprire la
classifica. Anzi, se Domenichelli non si fosse infortunato, penso che
saremmo riusciti a qualificarci per i playoff. In questo campionato,
invece, le cose sono andate ancora peggio, con il grave infortunio di
Bäumle e i miei, con il licenziamento di Harrington, la mancanza di
risultati e un gioco inesistente. Lo ammetto: tutte queste situazioni
negative mi hanno infastidito, innervosito.
Insomma: Erik Westrum è demotivato? In altre parole: è stufo di questo Ambrì?
No, non lo sono. Io vorrei sempre dare il mio contributo in pista, ma
in questi mesi per una serie di circostanze non ci sono riuscito, e
ancora non ci riesco. Ma l’HCAP e i suoi tifosi mi piacciono sempre, e
spero di poter tornare quanto prima ad esser il giocatore dell’anno
scorso.
Via Harrington, è arrivato Cada: quali sono le differenze principali tra i due tecnici?
Cada punta di più sull’aspetto difensivo rispetto ad Harrington, e
questo ovviamente comporta ed esige un maggiore lavoro di copertura
anche da parte dei tre attaccanti. È un sistema di gioco diverso, e
per me che sono un giocatore cosiddetto offensivo non è evidente né
facile assimilare questo tipo di impostazione tattica: per l’Ambri,
però, è quello che ci vuole. John Harrington aveva un’altra idea, un
altro concetto, e con lui in pista c’era in effetti una squadra
diversa. Ora, in ogni caso, siamo più forti, ed è questo che conta
fatica a ritrovare se stesso. Dopo un’ottima prima stagione, il centro
dell’HCAP sta pagando anche le conseguenze di un doppio infortunio:
«Tutte le cose negative successe in questi mesi mi hanno infastidito».
«Leader, trascinatore e cecchino di razza pura, in progressivo
crescendo. 35 reti, 46 assist, tanto lavoro e tanto spettacolo, di più
non gli si poteva chiedere. Di meno, forse qualche penalità
disciplinare... Voto: 6-». Riesumare la “pagella” di Erik Westrum
apparsa lo scorso mese di marzo dal GdP al termine di quella che a
livello personale era stata la prima ottima stagione in maglia
biancoblù dell’attaccante americano, di questi tempi lascia increduli.
E increduli lascia anche il ricordo ancor più fresco del clamoroso
poker di gol firmato il 4 ottobre a Lugano («La legge del
Far-Westrum»: ricordate?). Si fatica insomma a credere che il
trascinatore dell’autunno / inverno 2007/08 e di quell’incredibile
derby della Resega, siano lo stesso giocatore che nella corrente
stagione è “durato” solo il primo mese, e che oggi – a quattro
settimane dai playout – rimane alla ricerca di se stesso e delle
proprie prestazioni. Proprio la sera di quel suo trionfale derby, Erik
Westrum toccò l’apice. Di lì a sei giorni ci pensò poi il canadese del
Ginevra Aubin a mettergli KO un ginocchio. E di lì in poi (10 ottobre)
il centro statunitense non è più stato se stesso: frenato sul piano
fisico, improduttivo, troppo spesso indisponente su quello
dell’atteggiamento. A raccontare tutto ciò sono del resto le cifre
della sua tabella di marcia: 5 settembre - 10 ottobre: 13 gol nelle
prime 11 partite di campionato; 10 ottobre: infortunio al ginocchio, 11
partite di assenza; 15 novembre - 2 dicembre: 3 gol in 7 partite; 2
dicembre: infortunio alla coscia, 4 partite di assenza; 23 dicembre -
24 gennaio: 3 gol in 9 partite, ma solo 1 nelle ultime 6; 1 partita di
assenza per squalifica.
I miei problemi sono
iniziati il 10 ottobre con l’infortunio al ginocchio destro (parziale
lesione del legamento collaterale interno, ndr). Sono rimasto fermo
un mese, e quando finalmente sono rientrato, quasi subito mi sono
procurato uno strappo muscolare alla coscia. Avrei dovuto fermarmi
subito, e invece ho tenuto duro perché c’era il derby alla Valascia e
ci tenevo ad esserci. Giocare quella partita è stato probabilmente un
errore da parte mia, e difatti tre giorni dopo a Berna ho dovuto
fermarmi, e sono rimasto fuori per altre tre settimane. Ecco, se in
questo periodo non riesco ad esprimermi al meglio è perché, a causa
appunto di quei due infortuni, ho anche forti dolori alla schiena.
Giocare in queste condizioni è davvero difficile.
Al di là comunque dei guai fisici, sembra di vedere
in pista un altro Westrum rispetto ad un anno fa. Un Westrum “assente”,
lontano dalla squadra...
La scorsa stagione, dopo la disastrosa fase
autunnale, era stata davvero molto eccitante e divertente, con quella
serie di vittorie che in dicembre ci avevano permesso di riaprire la
classifica. Anzi, se Domenichelli non si fosse infortunato, penso che
saremmo riusciti a qualificarci per i playoff. In questo campionato,
invece, le cose sono andate ancora peggio, con il grave infortunio di
Bäumle e i miei, con il licenziamento di Harrington, la mancanza di
risultati e un gioco inesistente. Lo ammetto: tutte queste situazioni
negative mi hanno infastidito, innervosito.
Insomma: Erik Westrum è demotivato? In altre parole: è stufo di questo Ambrì?
No, non lo sono. Io vorrei sempre dare il mio contributo in pista, ma
in questi mesi per una serie di circostanze non ci sono riuscito, e
ancora non ci riesco. Ma l’HCAP e i suoi tifosi mi piacciono sempre, e
spero di poter tornare quanto prima ad esser il giocatore dell’anno
scorso.
Via Harrington, è arrivato Cada: quali sono le differenze principali tra i due tecnici?
Cada punta di più sull’aspetto difensivo rispetto ad Harrington, e
questo ovviamente comporta ed esige un maggiore lavoro di copertura
anche da parte dei tre attaccanti. È un sistema di gioco diverso, e
per me che sono un giocatore cosiddetto offensivo non è evidente né
facile assimilare questo tipo di impostazione tattica: per l’Ambri,
però, è quello che ci vuole. John Harrington aveva un’altra idea, un
altro concetto, e con lui in pista c’era in effetti una squadra
diversa. Ora, in ogni caso, siamo più forti, ed è questo che conta
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